venerdì 10 aprile 2009

Erri De Luca - In nome della Madre


E' con ancora gli occhi lucidi dalla commozione che chiudo il libro e inizio a scrivere. Avevo iniziato a pensare come organizzare questa piccola recensione, ma voglio riversare le parole così come scaturiscono dai miei pensieri confusi ma lucidi.
Penso che i libri, certi libri, arrivino nella nostra vita al momento giusto, quando si crea dentro di noi uno spazio creato appositamente per accoglierli e farli nostri, assimilarli e rielaborarli. E così è per questo piccolo romanzo/omaggio a Maria, un regalo di Natale che è rimasto fino ad ora sul comodino, a pochi giorni da Pasqua.
Suona strano leggere il racconto di una gravidanza in prima persona scritto da un uomo, in effetti mi sono ritrovata più volte a pensare che una donna avrebbe descritto alcune emozioni in modo molto diverso. Ripensandoci, invece, credo che questa differenza di sentire appartenga a me nello specifico. Leggo di sensazioni riferite da tante donne, che sentono il rapporto col proprio figlio in modo elitario, un legame incondivisibile con chiunque altro, unico e privilegiato. Credo che non sarà così, non riesco a vivere questo pensiero come se fosse mio e mio soltanto, non mi appartiene e non è a mio uso e consumo. Non si può mascherare l'egoismo con la parola amore, non si può dire "mio" per qualcosa che non ci appartiene veramente, neanche la prima notte, neanche nel primo abbraccio, neanche prima quando si è un tutt'uno inscindibile. Forse il tempo e l'esperienza mi smentirà, non è una guerra d'opinione, è solo il mio sentire di "ora e qui".
E forse queste riflessioni sono veramente sbuffi di vapore di poco conto, se ogni parola di questo breve libro è riuscita a commuovermi e farmi sognare. E' una poesia lasciata scorrere in una prosa semplice, dalla punteggiatura imprecisa, così come i pensieri si susseguono senza ordine, nonostante i nostri sforzi. Il testo sembra caotico e trascurato, eppure si avverte che nulla è lasciato al caso, che parole, virgole e pause sono esattamente lì dove dovrebbero essere.
Ma al di là dei giudizi sulla forma, è un libro che non mi sentire di consigliare né sconsigliare a nessuno. Non lo si legge per passare il tempo o per farsi raccontare una bella storia. Quando l'ho aperto non mi aspettavo nulla, se non di guardarmi ancora una volta allo specchio, uno senza cornici e senza chiodi.

giovedì 2 aprile 2009

Frédéric Durand - I Vichinghi


Seguendo il filone di interesse per una cultura così lontana e così affascinante, ho letto l'ennesimo libro "documentario" sui Vichinghi.
Nonostante abbia l'aspetto di un prontuario sintetico, si è prestato molto bene alla lettura, nonostante lo stile un po' troppo arzigogolato dell'autore.
Ma se la forma non mi ha convinta del tutto, i contenuti sono andati incontro alla perfezione alle mie aspettative.
Avevo bisogno di documentarmi in modo pratico su alcuni aspetti della cultura nordica, al di là del mito e delle leggende, e questo testo mi ha soddisfatta in pieno.
Nella prima parte viene trattato l'aspetto prettamente storico, che mi aspettavo noioso e colmo soltanto di sterili nozioni, invece mi sono trovata a elaborare idee e immagini grazie a descrizioni sintetiche ma efficaci di una cultura sempre in movimento e in mutazione.
Ancora più entusiasmante il resto del libro, riguardante prettamente lo stile di vita e la cultura. Ho scoperto dettagli che non mi sarei mai aspettata e mentre scorrevo le ultime pagine, sono riuscita finalmente a mettere ordine ad alcune idee.
Insomma, consigliato a chi voglia una panoramica sintetica ma completa sull'argomento.