mercoledì 25 agosto 2010

Neil Gaiman - Il cimitero senza lapidi e altre storie nere

Qualche piccolo brivido, una manciata di risate e tante evocazioni di immagini lontane ma radicate nell'inconscio nutrito da favole e leggende.
Ecco in breve che cosa aspettarsi da questa piccola antologia. Alcuni racconti passano quasi incolori e inconsistenti, ma altri racchiudono delle vere e proprie perle di divertimento e fantasia.
Commenterò in breve ciascuno di essi.

Il cimitero senza lapidi. Un racconto che solo racconto non è. Ricco di spunti, lascia presagire sottotrame interessanti che qui non vengono sviluppate. Una favola col lieto fine solo a metà, che lascia il prurito sulle dita per la curiosità di leggere ancora.

Il ponte del troll. Una buona idea, dal sapore nostalgico di fiaba adulta, ma sviluppata mediocremente. Gaiman sa scrivere molto meglio di così.

Non chiedetelo a Jack. E' uno di quei racconti che chiamo "un quadro in lettere", di quelli che nascono da un'ispirazione, un'immagine, una sensazione, senza la pretesa di una trama che porti da qualche parte. A volte si ha solo voglia di scrivere ciò che si percepisce dando voce alla propria ispirazione. Inquietante al punto giusto.

Come vendere il Ponte di Ponti. Brillante e geniale. Chi può resistere in fondo al fascino di una truffa in grande stile?

Ottobre sulla sedia. Sempre carina l'immagine dei mesi personificati radunati in una locanda o attorno al fuoco, divertente l'idea di questi dodici individui raccolti a raccontarsi storie spaventose come a un campo scout. La storiella di per sé non è male, ma non mi è rimasta particolarmente impressa (ho dovuto riaprire il libro per rinfrescarmi la memoria).

Cavalleria. Una versione decisamente curiosa e innovativa della ricerca del Graal. Plauso per la fantasia di Gaiman!

Il prezzo. Una storia tenera con una buona dose (credo) di autobiografia, forse la più inquietante di tutte, proprio per il suo contesto reale.

Come parlare con le ragazze alle feste. Qui si sfocia nella fantascienza vera e propria. Il brano di suo non racconta quasi nulla, ma proprio l'ingenuità del protagonista, che fatica a cogliere il senso dei dialoghi allucinati che lo coinvolgono, lascia intravedere una realtà aliena discreta, che osserva il mondo con gli occhi del turista. Non mi ha entusiasmata, ma è un'altra prova discreta di originalità, che non guasta mai.

Avis Soleus. Divertente, scanzonato, assurdo. Forse il migliore della raccolta per quanto riguarda lo stile. Scorre veloce e quasi non ci si rende conto di stare leggendo una storia strampalata, che sembra senza capo né coda. Il bello è invece che un capo e una coda ce l'ha e Gaiman non ha avuto certo bisogno dei soliti manuali di istruzioni appioppati al lettore o finali farciti di spiegazioni esasperanti per dare un senso al suo racconto.

Il caso dei ventiquattro merli. Da uno spunto fantastico (il personaggio di Humpty Dumpty di "Alice nel paese delle meraviglie") un giallo coi fiocchi, in un'atmosfera surreale, da favola appunto. La narrazione in prima persona è semplicemente perfetta.

Istruzioni. Affascinante, ma non amo particolarmente questi esercizi di stile, se non all'interno di un contesto che vi dia un senso.

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