lunedì 21 dicembre 2009

Uberto Ceretoli - Il sigillo del vento


Comincio subito col dire una cosa: questo libro non mi è piaciuto. Non mi ha annoiata e non ritengo una perdita di tempo le serate trascorse a leggerlo, se è questo che state pensando.
Cercherò di spiegarvi perché lo ritengo un brutto libro e perché, allo stesso tempo, sono contenta di averlo letto.

Per una volta avrò un approccio abbastanza sistemico, perché vorrei riuscire a dare un panorama abbastanza ampio di un testo che ho analizzato sotto più punti di vista.
Sia chiaro, non voglio lanciarmi in alcuna critica letteraria feroce in stile Gamberi Fantasy, anche perché non ne avrei le capacità ma soprattutto l'intenzione. Premetto che non ce l'ho con l'autore né tantomeno con la casa editrice. Questo lavoro di analisi è servito a me per comprendere alcuni concetti sulla scrittura (buona E cattiva) e riporto il tutto qui perché magari qualcuno potrà trarne qualcosa di utile.

Allora cominciamo. Il primo impatto è un prologo dalle immagini poetiche e costruito con una similitudine dietro l'altra. La proprietà linguistica mi pareva buona, per cui ho ritenuto si trattasse di una scelta stilistica. Prima di arrivare alla fine della prima pagina, mi sono invece resa conto che l'autore ha fatto della similitudine un passe-partout. Ogni volta che deve descrivere qualcosa, ricorre a tale figura retorica. Mi sembra una brutta scelta: la similitudine ha un grande potere e va usata per colpire il lettore, non per costringerlo a continui paragoni mentali. Mi rendo conto che la tentazione di imbastire immagini di forte impatto sia sempre in agguato, ma bisogna saper rinunciare a una bella frase se è di troppo (sigh).

E' seguita una breve (brevissima) fase entusiastica in cui i cliché tipici del fantasy sembravano essere stati reinterpretati in modo furbo e originale. Mi è bastato andare avanti di poche pagine per rendermi conto che non solo tutti gli archetipi erano presenti senza molte variazioni, ma che il libro stava prendendo una piega decisamente spiacevole.
Di fatto, mi sono trovata a leggere la narrazione di una campagna di Dungeons and Dragons, cosa che non sarebbe male di per sé (ero in cerca di "becero fantasy" e D&D è il becero fantasy che mi piace!), ma quanto meno vorrei che fosse coerente e scritta bene.
Invece, non solo ho trovato incoerenze e assurdità vere e proprie (se un uomo-giaguaro ritiene un'umana poco attraente per via della diversità, perché mai un nano dovrebbe ritenere un'elfa la creatura più bella dell'intero universo?), ma ogni cosa sembrava tratta pari pari da un manuale di gioco.
Frasi come "incantesimo della palla di fuoco" e "lanciò su entrambi un incantesimo di levitazione", nani che pensano solo a cibo, birra e a incazzarsi con tutto e tutti, elfi belli, bravi e potentissimi, donne tutte bellissime e sensuali, ragazzini che imparano a combattere in un solo giorno di addestramento (soltanto in un caso questo viene giustificato) e via dicendo, tutto questo è un'accozzaglia di cose già viste e ritrite messe assieme senza ragionamento.
Molte frasi sono pressapochiste, le descrizioni sono costruite con una similitudine dietro l'altra e il lessico è generalista e poco incisivo, fatta eccezione per i campi in cui l'autore è esperto. In questi casi sciorina elenchi di termini specifici su armature e sistemi difensivi, per poi utilizzare parole del tutto generiche per tutto il resto. Stona talmente tanto che sarebbe stato meglio, a mio avviso, non scendere nel dettaglio neanche in quei contesti.

Riguardo allo stile, ho trovato invece irritante il sentirmi spiegare ogni singola cosa. Ogni dialogo è composto da una battuta in discorso diretto e relativa spiegazione, come se io lettore fossi troppo stupido per capire lo stato d'animo del personaggio che sta parlando. Forse l'autore ha paura di non essere stato troppo chiaro? Ma si possono scrivere 600 pagine sempre col dubbio di non essere stati molto chiari?

Quello che mi fa incazzare, perché se non fosse chiaro mi sono veramente incazzata a leggere "Il sigillo del vento", è che ogni tanto emergono dei brani belli, spontanei, con un ritmo piacevole, infilati in mezzo a pagine intere di narrazione fastidiosa. Sì, fastidioso è il termine corretto. Perché le parole e il ritmo non assecondano assolutamente ciò che viene narrato. L'autore utilizza termini troppo leggeri per sentimenti profondi e laceranti ("il dispiacere di perdere per sempre i suoi figli") oppure estremi (come "odio") per contesti invece passeggeri. Vengono spese intere pagine per momenti di passaggio e dialoghi a volte inutili, mentre l'intero climax di una situazione dominante viene bruciato in mezza pagina.

Allo stesso modo, ogni tanto sono presenti degli spunti veramente interessanti, elementi carini e divertenti, passaggi nella storia per niente banali, eppure l'originalità viene velocemente sacrificata sotto il macigno della banalità. Non mi lamento dell'eroe dal passato oscuro che sente di volersi riscattare (non c'è niente di male a utilizzare un archetipo come base del proprio lavoro), ma delle frasi scontate, dei passaggi obbligati affinché la storia prosegua in una certa direzione, dei dialoghi senza senso che servono soltanto a propinare al lettore il monologo del cattivone che deve raccontare la propria filosofia di vita.

Eppure, perché dopo tutto questo, dopo aver lanciato il libro sul pavimento arrivata all'ultima pagina, penso di non aver perso tempo a leggerlo?
Perché questo libro mi ha insegnato molto. Mi ha fatto vedere che cosa non va anche nel mio modo di scrivere, così simile a quello di Ceretoli se ripenso ai miei racconti di neanche tanto tempo fa.
Mi ha reso più vigile di fronte a facili scivolate di chi ancora non è un professionista e vorrebbe colmare le lacune con piccoli guizzi di bravura. Ma quanto la tecnica manca, bisogna solo mettersi a testa bassa e imparare, imparare, imparare (e per favore mandate a cagare la Strazzulla la prossima volta che si permette di fare certe affermazioni).
Per questo motivo mi voglio fidare dell'editore che mi ha garantito come il secondo libro della trilogia sia in effetti più maturo e curato.
Ribadisco, se mi sono incazzata leggendo il libro, non è stato nei confronti dell'autore (che tra l'altro ha appena accettato la mia amicizia su facebook e quindi ora può insultarmi direttamente!) né con l'editore, ma soltanto perché mi ha frustrata leggere un romanzo scritto in quel modo.
Non posso non considerare che "Il sigillo del vento" è il primo romanzo fantasy di Ceretoli come il primo romanzo della linea fantasy edita dalla Asengard. C'è sempre spazio per crescere e migliorarsi, per cui ho intenzione di leggere senza paranoia e pregiudizi il seguito.

Ecco, da tutto questo sento emergere una nuova esigenza, ovvero il confronto diretto. Mi farebbe piacere poter parlare con Ceretoli e con altri autori italiani di scrittura. Ma non nei salotti chiusi dei forum dove bazzicano solo gli interessati. Mi piacerebbe un bel confronto aperto su "campo neutro".
Chissà che NovAtlantis non servirà anche a questo. :)

6 commenti:

Jade Silvershine ha detto...

Ormai evito il fantasy italiano come la peste. Quasi sempre sono soldi buttati.
Spero che NovAtlantis possa soddisfare le tue speranze, non mi dispiacerebbe vedere confronti del genere. ^_^

Uberto Ceretoli ha detto...

Che dire di una critica costruttiva se non che ben venga?
Raccolgo l'invito al confronto e sono felice che Noemi sia arrivata in fondo a ISDV: la stesura del Sigillo ha insegnato parecchio anche a me e ai miei editor (e delle cose che hai notato ne ho fatto tesoro - migliorandomi a detta di chi mi ha dato fiducia): "Il Sigillo della Terra" è un libro molto più maturo e diverso, così come lo sarà il terzo capitolo.
Per alcuni versi sono quindi d'accordo sulle critiche, ma su alcune non mi trovo d'accordo.
Faccio alcuni esempi.
1) "se un uomo-giaguaro ritiene un'umana poco attraente per via della diversità, perché mai un nano dovrebbe ritenere un'elfa la creatura più bella dell'intero universo?". E perché mai non dovrebbe? In ogni caso, se l'autore te lo dice, perché non devi crederci? E' evidente che la differenza uomo-giaguaro/umani è superiore a quella nani/elfi, ed è così in virtù del fatto che descrivendolo lo rendo possibile (altrimenti ti immagini la prolissità di una bella deriva evoluzionistica sui tipi di personaggi? Magari una bella appendice! AIUTO, NOOOOOOO);
2) le persone che imparano a combattere in un giorno sono spiegate (Hulbert viene condizionato attraverso un incantesimo, Amber non è proprio tatalmente umana, Gwyllywm recupera prozioni di memoria strada facendo e quindi da un momento all'altro riaffiorano capacità "dimenticate", anche Gabriel ha qualità uniche);
3) in generale le cose non sono messe insieme senza ragionamento, ma dovrei avere un caso specifico per invocare un'obiezione della difesa o la clemenza della corte... ;-)
4) per quanto riguarda le cose già viste, trite e ritrite non capisco cosa intendi per "cose", se le "cose" sono eventi/accadimenti, allora è un problema che affligge tutta la narrativa dopo l'Epopea di Ghilgamesh (c'è un evento scatenante che spinge un antagonista a sfrutttare a suo scopo le debolezze di un protagonista che durante la narrazione dovrà superare i suoi limiti per giungere a un epilogo solitamente vincente). Se le "cose" sono tipi di personaggi, i cliché o altro, ti assicuro che qualsiasi cosa venga creata in realtà è una rivisitazione di qualcosa di già esistente (un essere antropomorfo di bassa statura con tre braccia, otto gambe tentacolari e una testa d'ariete all'altezza del petto potrebbe anche essere originale ma è un personaggio introdotto per una funzione narrativa che poco si discosta da un nano, a meno che non sia fine a sé stesso!). Se ti riferisci a una ipotetica mancanza di "sense of wonder", allora io l'ho perso da un tempo, non ho letto nulla che dopo avermi fatto dire "geniale" non mi abbia fatto pensare che qualcosa del genere, prima, da qualche parte, fosse già stato detto in un altro modo. I terraltiani hanno il kilt (come gli scozzesi, che banalità!), ma se avessero avuto i pantaloni, sarebbero stati come tutti gli altri (che altra banalità).
Per quel che riguarda invece ai gusti personali non mi permetto di dire nulla.
Ti ringrazio della recensione, però c'è una cosa che volevo chiederti e che va al di là del piano dell'esposizione linguistica dei fatti: messaggi ne sono arrivati? Ovvero, gli spunti di riflessione che prescindono dall'esposizione, sono giunti? Ho capito che la confezione non ti è piaciuta gran che e hai imparato come confezionare meglio un pacco, ma il contenuto?
A presto, anche su faccialibro!

Unknown ha detto...

Uh che bello, un po' di gente sul blog! Allora bisogna scrivere le cattiverie per essere cagati in questo mondo! :p

Comunque, mi fa molto piacere che Uberto abbia accolto l'invito.

Riguardo ai punti di disaccordo, che devo dire? Gusti personali. ^^
Mi piace pensare che un nano abbia come modello estetico la nana più incazzosa del sottosuolo che un'elfa mingherlina e fighetta.
Riguardo alle persone "speciali", mi sembra che siano semplicemente troppe, ma anche questo è puro gusto personale.
Sugli esempi specifici, avrei dovuto prendere appunti mentre leggevo, ma leggendo spesso e volentieri a letto mi son dimenticata di farlo. Ma non credo sia molto importante in fondo.
Infine, sul discorso originalità, sono la prima a dire che scrivere qualcosa di originale sia pressoché impossibile, eppure ci sono autori che riescono a trasformare il solito soggetto o la solita storia in qualcosa di sorprendente.
Purtroppo questo accade molto più di rado nel fantasy e mi spiace molto. Considerando che il bacino da cui attingere idee è potenzialmente più vasto (magia, sovrannaturale, razze e mostri, ecc), dovrebbe essere più semplice, eppure finora i libri che più mi sono piaciuti erano ambientati nel mondo reale.

Io stessa non ho ancora completato uno straccio di racconto lungo perché mi sembra sempre di scrivere banalità e continuo a rimaneggiare sempre tutto.
In effetti comincio a sentirmi frustrata.
Sono forse troppo pretenziosa? O_o

Hiade ha detto...

Che dire a Uberto se non "complimenti"? Complimenti per aver davvero saputo prendere la critica non con suddita devozione (falsa) nè con una difesa artigliante della tua opera.

Al di la del discorso uomini-giaguaro più o meno diversi dai nani - ma tutto sommato tu una donna-gatto non te la faresti, dico?! ;) - credo che la denuncia della "banalità" riguardi per lo più il fatto che dopotutto, se una storia archetipica e basata sul clichè è scritta in una forma che lascia senza fiato, da vero maestro, allora è semplicemente una rivisitazione ben riuscita.
Se viene esposta con i difetti di gioventù (che nessuno può permettersi di criticare, ma SOLO di rilevare, bada bene), allora il risultato è un po' sciapo e ci si chiede il perchè.

Vedi, se i terraltani hanno il kilt è una banalità, se hanno i pantaloni in realtà non lo è, poichè avere i pantaloni nella nostra civiltà di lettori NON E' un particolare. E' un "generale".

Se introduci un particolare è per porci l'attenzione e se una volta catturata l'attenzione scopri che il particolare è già visto... ecco un po' di delusione arriva.

Tutto qui.
Il mostro che descrivi è inutile, d'accordo. Ma nani ed elfi a volte sono inseriti per fare colore, senza che questo serva davvero alla storia.
Ma dopo Tolkien non è fantasy se non ci sono nani ed elfi, pare... con buona pace di un maestro come Martin, che sarebbe da prendere a calci per quanto è inutile e contemporaneamente bravissimo.

Tutto qui: spesso less-is-more e riempire un libro di particolari non significa dare loro un reale valore.

Pensa a questa frase: "oggi il tempo è bello oppure brutto". E' un frase, regge ed è italiano, ma non da alcuna informazione.
Se una cosa non serve, nella mia ottica, non va scritta. Salvo che non mostri quanto sei originale, geniale o trasversale.
Ma a quel punto... serve! ;)

Un abbraccio e un augurio sincero per la tua attività! Attenderò la recensione del prossimo Sigillo! :-)

Paolo

Uberto Ceretoli ha detto...

@Hiade: occhio che la frase "oggi il tempo è bello oppure brutto" non è superflua, anzi, è bellissima e parlante: tienitela stretta, se la metti come battuta a un personaggio hai detto molto sul suo carattere... ;-)
Comunque sul taglio hai ragione. Non a caso il Sigillo della Terra è 150 pagine in meno... O_o

Unknown ha detto...

Accidenti!
Fra le tante chiacchiere ho dimenticato di inserire nella recensione una delle prime osservazioni che mi sono trovata a fare mentre leggevo (devo decisamente prendere l'abitudine di tenere carta e penna sul comodino!).
Mi è piaciuta molto la scelta stilistica di inserire i testi introduttivi a ogni capitolo. Proprio in alcuni di questi ho letto alcuni dei periodi più belli. Inoltre è sempre più avvincente approfondire ambientazione e personaggi attraverso artifici di questo genere piuttosto che con lunghe spiegazioni quasi sempre fuori luogo.
La pecca è che il tono è abbastanza simile fra tutti, mentre poteva essere una bella occasione di caratterizzare ancora di più i personaggi. Alcuni poi mi suonano proprio male, ad esempio si sente la stonatura tra il testo molto scorrevole il titolo del tomo antico da cui il brano è stato tratto.
Ma in ogni caso ho apprezzato molto questa scelta.